SPIRITVS TEMORIS DOMINI ─'The Spirit of the Fear of God'─

“Spiritvs timoris domini” (Lo Spirito del Timor di Dio)

“Spiritvs timoris domini” (Lo Spirito del Timor di Dio) 850 480 V.M. Kwen Khan Khu

Lettori e lettrici molto stimati,

In questa opportunità vi invio l’ultima delle sette incisioni allusive ai doni dello Spirito Santo, che ha per titolo…

…SPIRITVS TEMORIS DOMINI
─‘Lo Spirito del Timor di Dio’─

Lo Spirito del Timor di Dio

Addentarci in quest’ultimo «dono» dello Spirito Santo richiede di far uso della modestia e dell’umiltà, poiché stiamo parlando niente di più e niente di meno che di quello che chiamiamo Dios

È necessario capire che Dio, l’ESSERE, è prima di tutto un’energia portentosa dotata di qualità straordinarie quali l’onniscienza, l’onnipresenza, l’onnipotenza e una serie di qualità metafisiche che sfuggono al dozzinale ragionamento dell’umanoide razionale.

L’ESSERE, o Dio, è al di là del bene e del male, al di là di tutte le cose illusorie della nostra esistenza e che molte volte arriviamo a considerare come reali quando in verità sono cose appartenenti alla relatività della nostra presenza. In tal modo possiamo affermare senza timore di sbagliarci che Egli è il padrone della nostra vita da quando nasciamo, e continua ad essere il nostro padrone quando partiamo verso altre dimensione nel momento in cui giunge per noi la morte terrena.

Quando Mosè, a suo tempo, consegnò  all’umanità le TAVOLE DELLA LEGGE, il primo comandamento che vi era espresso era, giustamente, «Amerai il tuo Dio al di sopra di tutte le cose…». Il che significa che tutto il resto: amici, famiglia, proprietà, morito o moglie, beni materiali di qualunque specie, ecc. ecc. ecc. sarebbero stati secondari nell’ordine di priorità da tenere in conto nello sviluppo del nostro transito in questa valle di lacrime.

Quando permettiamo al nostro intelletto di intromettersi nella nostra vita spirituale, è allora che il nostro EGO ANIMALE comincia a muovere i suoi fili cercando in ogni momento di farci sentire che siamo autosufficienti e che quell’idea che portiamo nella mente è erronea. Ovviamente, ciò avviene quando ci stiamo lasciando acciuffare da quella che chiamiamo l’identificazione con le cose, o con gli stati esteriori ed interiori che ci circondano, ed è lì che comincia a prendere forma il sogno della Coscienza

Quello stato di addormentamento ci ha accompagnato per secoli e millenni ed ha provocato la nostra triste separazione da quel portento energetico che denominiamo l’ESSERE. A causa di questa separazione ci sono accadute infinite tragedie, drammi e commedie, e la cosa peggiore di tutto questo caos è che non riusciamo ad identificare l’autore di tutte queste circostanze malevole (ossia, l’IO). La Gnosi, fortunatamente, ci insegnò e ci insegna a trasformare gli eventi che quotidianamente ci avvengono al fine di non rafforzare la nostra cecità per non continuare ad essere sonnambuli pensanti. È perciò che i sociologi chiamano Homo sapiens sapiens il bipede tricerebrato che cammina per le strade delle grandi città.

Ma quel bipede al quale abbiamo fatto menzione non sa perché esiste, per quale scopo esiste, chi lo portò alla vita, perché vive e dove va quando arriva la morte… È indiscutibile che se non mettiamo profondamente in discussione la nostra relazione col divino, ovviamente il nostro stesso Creatore può stabilire, quando lo ritenga opportuno, la nostra sparizione dal mondo dei vivi, perché noi siamo e siamo stati una parte di quella creazione che contempliamo mediante l’ausilio dei nostri cinque sensi.

Se noi esseri umani ci preoccupassimo di trovare la ragione di quella Creazione, che include la natura intera e il cosmo o universo, ci troveremmo in ben altre condizioni e cominceremmo allora a trovare un senso alla nostra presenza nel mezzo di tutto questo scenario.

Purtroppo, caro/a lettore/trice, gli pseudoscienziati del nostro tempo studiano la natura con arie di pseudoscienza e credendosi sempre portatori assoluti dell’essenza della verità, il che li porta ad inventare chimere che finiscono per denominare verità. Come quando si disse che la terra era piatta e nessuno poteva andare al di là dell’orizzonte, o come quando si commentava che esistevano solamente tre dimensioni, costituite da lunghezza, larghezza ed altezza di qualsiasi cosa, per finire poi per scartare quelle pseudoverità con le affermazioni di un Eistein quando stabilì la legge della relatività, seguito dall’apparizione di un Hinton e la sua proposta degli universi paralleli.

È per questo che la fanciulla della nostra incisione appare vestita in maniera semplice, con la testa circondata dal fuoco dell’illuminazione mentre su di essa porta una corona d’alloro. L’alloro è il simbolo della vittoria della verità. Perciò questa immagine dell’alloro è di nuovo presente nella mano destra della donna del nostro tema. Dio, l’ESSERE, è infinitamente poderoso, ma al contempo molto magnanimo, in quanto rappresenta l’intelligenza delle intelligenze, e parte di quella intelligenza è costituita dalla sua straordinaria umiltà. Per questo, in un’occasione, il saggio Salomone esclamò: «La gloria di Dio consiste nell’occultare i suoi segreti e quella dell’uomo nello scoprirli».

D’altra parte, è bene sapere che, quando a causa della nostra autoimportanza finiamo per disprezzare i poteri dell’ESSERE e diventiamo creature che praticamente sfidano la sua onniscienza e la sua onnipotenza, allora finiamo per essere condannati dalla Giustizia Divina a strati inferiori o infradimensioni, dove si ode soltanto il pianto e lo stridor di denti, come affermano le Sacre Sritture.

Nella parte inferiore della nostra incisione osserviamo, ad accompagnare la donzella, un uccello d’alta quota. Tutti sappiamo che questi uccelli, certamente, possono elevarsi ad altezze non stabilite, e l’acutezza della loro vista permette loro di individuare dall’alto i movimenti di un semplice lombrico. Allo stesso modo, la vista del Creatore, la vista dell’ESSER, contempla tutto; perciò, parlando di Dio, si dice tradizionalmente che dal suo regno nelle altezze tutto vede, tutto percepisce.

Allo stesso modo, dobbiamo aggiungere alla descrizione della nostra incisione due creature animali similari a una mescolanza di capre con petti umani e dotate di artigli. Entrambe le creature portano in bocca una corda che nella parte superiore fissa una fila di foglie che nella parte centrale mostrano una testa umana. La testa umana è lì per dire al lettore:

«Si non in timore Domini tenueris te instanter, cito subuertetur domus tua. Eccles. 27».

Traduzione: ‘Se non ti mantieni stabile nel timore di Signore, la tua casa verrà presto distrutta. Ecclesiaste 27’.

Riflettiamo ora sulla seguenti frasi:

«Ecclesiastico(Siracide), 27:

Dio parla oggi

1 Per amor del denaro molti peccano, chi cerca di arricchire procede senza scrupoli.

2 Fra le giunture delle pietre si conficca un piuolo, tra la compra e la vendita si insinua il peccato.

3 Se uno non si aggrappa in fretta al timor del Signore, la sua casa andrà presto in rovina.

4 Quando si agita un vaglio, restano i rifiuti; così quando un uomo ragiona, appaiono i suoi difetti.

5 La fornace prova gli oggetti del vasaio, la prova dell'uomo si ha nella sua conversazione.

6 Il frutto dimostra come è coltivato l'albero, così la parola rivela il sentimento dell'uomo.

7 Non lodare un uomo prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini.

8 Se cerchi la giustizia, la raggiungerai e te ne rivestirai come di un manto di gloria.

9 Gli uccelli sostano presso i loro simili, la lealtà ritorna a quelli che la praticano.

10 Il leone sta in agguato della preda, così il peccato di coloro che praticano l'ingiustizia.

11 Nel discorso del pio c'è sempre saggezza, lo stolto muta come la luna.

12 Tra gli insensati bada al tempo, tra i saggi fèrmati a lungo.

13 Il discorso degli stolti è un orrore, il loro riso fra i bagordi del peccato.

14 Il linguaggio di chi giura spesso fa rizzare i capelli, e le loro questioni fan turare gli orecchi.

15 Uno spargimento di sangue è la rissa dei superbi, le loro invettive sono un ascolto penoso.

Un segreto si custodisce:

16 Chi svela i segreti perde la fiducia e non trova più un amico per il suo cuore.

17 Ama l'amico e sii a lui fedele, ma se hai svelato i suoi segreti, non seguirlo più,

18 perché come chi ha perduto un defunto, così tu hai perduto l'amicizia del tuo prossimo.

19 Come un uccello, che ti sei fatto scappare di mano, così hai lasciato andare il tuo amico e non lo riprenderai.

20 Non seguirlo, perché ormai è lontano; è fuggito come una gazzella dal laccio.

21 Poiché una ferita si può fasciarla e un'ingiuria si può riparare, ma chi ha svelato segreti non ha più speranza.

La sincerità

22 Chi ammicca con l'occhio trama il male, e nessuno potrà distoglierlo.

23 Davanti a te il suo parlare è tutto dolce, ammira i tuoi discorsi, ma alle tue spalle cambierà il suo parlare e porrà inciampo alle tue parole.

24 Io odio molte cose, ma nessuna quanto lui, anche il Signore lo ha in odio.

25 Chi scaglia un sasso in alto, se lo scaglia sulla testa, e un colpo a tradimento ferisce chi lo vibra.

26 Chi scava una fossa vi cadrà dentro, chi tende un laccio vi resterà preso.

27 Il male si riverserà su chi lo fa, egli non saprà neppure da dove gli venga.

28 Derisione e insulto per il superbo, la vendetta, come un leone, lo attende al varco.

29 Saran presi al laccio quanti gioiscono per la caduta dei pii, il dolore li consumerà prima della loro morte.

Aggiungo qui di seguito alcune frasi per la

«Temo Dio, e dopo Dio temo principalmente chi non lo teme».
Saadi

«Bisogna sempre conservare il timore, ma mai mostrarlo».
Quevedo

«Il timore è la misura delle qualità dell’animo».
Virgilio

«A molti manca quel poco di esperienza di vita e di tatto pratico, senza i quali è così facile trovare ad ogni passo nuovi ostacoli, anche lì dove la strada è pianeggiante. Vedono e vogliono vedere loro soltanto e credono di andar bene quando appena intravedono, e questi hanno molto bisogno di essere compatiti».
Pío X

«Non conosco insegna tanto propria di una mente sovrana quanto la tenacia di propositi che invariabilmente segue la sua strada fino a raggiungerne la fine».
Emerson

MEMENTO MORI
─‘Ricorda che morirai’─

KWEN KHAN KHU